La posizione della rete delle associazioni della provincia di Foggia: L’assenza di alternative perpetua lo stato di sfruttamento
La rete delle associazioni della provincia di Foggia, istituitasi nel Marzo 2019, esprime preoccupazione
e contrarietà alle azioni di sgombero intraprese a Borgo Mezzanone.
Come già anticipato in occasione della convocazione del Consiglio Territoriale per l’immigrazione dello
scorso 18 giugno, riteniamo che azioni di sgombero senza alternative razionali, condivise e consolidate
aggravino la condizione delle persone esponendole ulteriormente a situazioni di marginalità sociale,
discriminazione, sfruttamento e precarietà. Queste azioni non incidono in alcun modo sulla presenza dei
ghetti ed anzi, rafforzano la catena dello sfruttamento e acuiscono le fragilità di cui questo territorio già
strutturalmente soffre.
Queste azioni di forza, rappresentano solo una soluzione fittizia che non argina lo sfruttamento dei
lavoratori nei campi, né offre soluzioni concrete per l’accoglienza dignitosa dei lavoratori stagionali e per
il diritto all’abitare della popolazione stanziale.
Da diversi decenni, sul territorio della provincia di Foggia vivono, ormai stabilmente, alcune migliaia di
uomini e donne, principalmente negli insediamenti informali diffusi in tutta la provincia. Le soluzioni
finora attuate dalle istituzioni, sono risultate del tutto inefficaci perché estemporanee, rispondenti ad una
logica meramente emergenziale e prive di qualunque soluzione alternativa di lungo termine.
Per tali ragioni ci opponiamo ad operazioni che agiscono semplicemente sulla rimozione degli aspetti
più visibili dello sfruttamento agricolo, senza agire sulle cause che attengono l’intero sistema produttivo
e non risolvono la problematica abitativa.
Le istituzioni si sono mostrate poco disponibili alla costruzione di percorsi partecipati sia con
l’associazionismo che con le comunità migranti, si sono mostrate poco attente ai bisogni e alle
problematiche del territorio, nonostante le associazioni scriventi abbiano chiaramente espresso
perplessità e dubbi sulla concreta efficacia delle azioni frammentarie ed emergenziali finora proposte
dalle istituzioni.
Pur nella consapevolezza dell’insostenibilità delle condizioni di vita all’interno degli insediamenti
informali e senza sottovalutare il rischio di incendi e nuovi morti, manifestiamo la nostra ferma
opposizione ad azioni di sgombero che non tengano assolutamente conto dei diritti delle persone e dei
lavoratori e non agiscano sulle cause del fenomeno. A tal proposito la rete provinciale delle
associazioni, come già espresso durante il Consiglio Territoriale per l’immigrazione, ha elaborato un
documento di proposte multidisciplinari che sarà reso pubblico e discusso durante il prossimo consiglio.
Le soluzioni sul piano abitativo esistono: ristrutturazione di alloggi su beni pubblici o in disponibilità
pubblica, recupero ed autorecupero di immobili abbandonati e di aree a rischio di spopolamento,
promozione di azioni finalizzate a favorire gli affitti e il cohousing.
Solo un’adeguata pianificazione di un’azione complessiva su diversi piani interconnessi, finalizzata
all’inclusione sociale, abitativa e lavorativa dei migranti può tutelare la dignità e i diritti delle persone e
dei lavoratori, nonché favorire lo sviluppo dell’economia locale.
Le azioni da intraprendere non sono sgomberi o trasferimenti delle persone come fossero
merce, senza alcuna considerazione delle situazioni di vulnerabilità, ma il contrasto al sistema di
sfruttamento sul quale si regge l’intera filiera del lavoro agricolo e non solo.
Di questo siamo fortemente convinti: le azioni di forza senza alternative reali, amplificano lo
stato di sfruttamento.